LA SEGRETARIA FURLAN: CISL, “UNA CASA DI VETRO”

DI: Renato Pedullà

 

Per la CISL quest’anno sarà l’anno del Congresso confederale, un appuntamento fondamentale per  il potente Sindacato “cattolico “,  in virtù di questa occasione, ma anche grazie agli accordi innovativi fatti con il Governo che hanno cambiato la legge Fornero sulla previdenza , abbiamo ritenuto interessante sapere personalmente dalla sua Segretaria Annamaria Furlan, l’indirizzo del Sindacato su alcuni temi aperti nella società italiana, come la nuova Riforma Madia, il famoso aumento degli 85 euro ai dipendenti pubblici,” la questione meridionale”, la questione drammatica della mancanza di lavoro per le nuove generazioni,  il rinnovamento del Sindacato ormai esigente di un maggiore controllo e trasparenza nell’utilizzo delle risorse. 

Buon giorno segretaria, la riforma Madia ormai è stata varata. Ritiene tale riforma che punisce i furbi e premia i lavoratori meritevoli valida ed efficace o secondo lei dovrebbe essere soggetta a limature e integrazioni? 

La riforma del Governo è sicuramente un passo avanti verso la necessaria riorganizzazione di tutta la Pubblica Amministrazione. La Cisl ha sostenuto in questi mesi l'esigenza di cambiare le regole del lavoro pubblico, ma abbiamo detto con chiarezza che tutto questo non si fa con nuove leggi calate dall'alto, ma dando più spazio alla contrattazione nazionale e decentrata, in tutti i comparti pubblici, anche nella scuola, nelle Università, nella ricerca, coinvolgendo i lavoratori e il sindacato. Questo era l'obiettivo che avevamo fissato nell'accordo del 30 novembre scorso con il Governo per avere più produttività, più efficienza, migliore qualità dei servizi, ed anche più moralità e rispetto delle regole sia da parte dei lavoratori, sia da parte dei dirigenti. Il nuovo Testo unico va in questa direzione, anche se il ruolo della legge è ancora troppo invasivo. Per questo il confronto con la ministra Madia deve continuare in vista dell'apertura dei tavoli per i rinnovi contrattuali. Nel pubblico impiego il modello deve essere quello che stiamo portando avanti attraverso tutti i contratti privati che stiamo rinnovando negli ultimi mesi: più partecipazione dei lavoratori alle scelte, più formazione e riqualificazione del personale, migliore razionalizzazione della spesa, incrementi di stipendio stabiliti insieme e legati agli obiettivi nel secondo livello di contrattazione. Questo è il nostro obiettivo. 

I furbetti del cartellino colti in flagranza di reato sono licenziabili entro 30 giorni. Ritiene tale decreto eccessivo, o giusto e corretto nelle sue finalità?

Noi abbiamo detto senza equivoci che i furbetti vanno puniti perché non possiamo lasciare che una quota minoritaria di assenteisti, di cui parliamo da mesi, offuschi lo spirito di servizio e l'abnegazione di milioni di lavoratrici e lavoratori pubblici che fanno ogni giorno il proprio dovere. Pensiamo agli infermieri negli ospedali, ai vigili del fuoco, agli insegnanti e a tante altre figure importanti del lavoro pubblico che da 7 anni non vedono aumenti di stipendio. Vorremmo che ogni tanto nei talk televisivi si parlasse anche di queste persone e non di quei pochi casi di irresponsabili colti a timbrare anche in mutande. 

Ci avviciniamo al rinnovo del contratto. Lei ritiene che bastino i 2,1 miliardi stanziati dal Governo per assicurare a tutti i dipendenti statali l'aumento degli 85 euro?

Noi abbiamo detto con chiarezza al Governo che ci vogliono almeno altri 1,5-2 miliardi di euro da stanziare nella prossima Legge di Bilancio per il 2018 per rispettare l'impegno degli 85 euro di aumento. Siamo certi che il Governo non si sottrarrà agli impegni sottoscritti insieme al sindacato. Per quanto ci riguarda siamo pronti a discutere subito, ma con la certezza delle risorse, in modo da chiudere i contratti bene e in tempi brevi. I lavoratori attendono da troppo tempo questo rinnovo contrattuale che deve segnare una svolta anche sul piano di una stagione di protagonismo dei delegati nei posti di lavoro e nei territori in tutti i settori pubblici. 

Il 31 gennaio scorso si è concluso il Consiglio Generale della Cisl che ha visto l’approvazione unanime della Relazione che ha presentato. Quali sono stati secondo lei i punti incisivi del suo intervento? 

Per la Cisl questo è l'anno del Congresso confederale, un appuntamento importante che ci dà modo di raccogliere soprattutto le istanze della nostra base, i problemi dei nostri iscritti, le ansie e le aspettative di migliaia di delegate e di delegati che hanno scelto di stare nella Cisl e che ogni giorno, in tutti posti di lavoro e tra i pensionati, portano avanti la nostra linea autonoma, libera, partecipativa. 

Abbiamo fatto accordi importanti con il Governo nello scorso anno, cambiando la legge Fornero sulla previdenza e ponendo le basi per una contrattazione innovativa in tutti i comparti privati e pubblici. Continueremo a sollecitare una svolta a livello europeo nella politica economica a favore della crescita e del lavoro, perché il nostro Paese ha bisogno di investimenti pubblici e di misure straordinarie svincolate dai parametri rigidi dell'Europa, in modo da combattere il grave livello di povertà cui siamo arrivati, ridurre il divario nord-sud, ricostruire le aree terremotate, affrontare il dramma di migliaia di profughi che sbarcano sulle nostre coste. La Cisl è pronta anche a governare i necessari processi di digitalizzazione di Industria 4.0 attraverso una rinnovata valorizzazione del lavoro 4.0 e di una maggiore partecipazione. L'obiettivo deve essere quello di favorire l'assunzione di giovani con nuove politiche attive del lavoro, più formazione, più ricerca, più innovazione. Tante, insomma, sono le questioni aperte che la Cisl vuole affrontare nel 2017 e nei prossimi anni con uno spirito nuovo e con grande senso di responsabilità. 

Parliamo del nostro Sud. L'argomento resta sempre delicato e triste, ma deve sempre rimanere vivo, acceso da una nota di speranza. In cosa deve essere incentrata la nuova politica industriale nel Mezzogiorno, nell'innovazione, nella ricerca, nelle infrastrutture, nell'energia pulita, o ci sono altre strade da intraprendere? 

La questione meridionale è un tema che va affrontato con uno spirito di unità e di solidarietà del sistema-Paese. Non va vissuto in una logica di "separatezza", che è stato l'errore storico anche di una certa politica meridionale. Noi pensiamo che avere uno sviluppo ordinato, infrastrutture moderne, beni culturali ben tutelati e fruibili per il turismo e soprattutto più legalità e sicurezza per i cittadini e le imprese nelle regioni del Sud debbano diventare priorità per tutto il nostro Paese e anche per l'Europa. Sarebbe ingiusto non riconoscere gli sforzi e le scelte che sono stati fatti negli ultimi anni. È importante che il Governo Gentiloni abbia istituito un Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, che testimonia la volontà politica di seguire più da vicino le politiche per lo sviluppo. Ma è chiaro che tutto questo non basta. Bisogna fare di più e molto più velocemente per il Sud, con il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali, economici e sociali ai vari livelli, ponendo anche il tema di una maggiore responsabilità della politica. 

Prendendo spunto da un intervento che lei ha rilasciato al “Mattino” di Napoli qualche giorno fa, dove ha chiaramente sostenuto che "a preoccupare soprattutto è la diffusione della povertà e la fuga dei giovani: più di 600.000 hanno lasciato il Mezzogiorno l'anno scorso, soprattutto donne laureate". Vorrei chiederle al di là delle ormai conosciute note storiche sulla “questione meridionale", da dove deve partire un sindacato forte, innovativo, al passo con i tempi per dare speranza alle nuove generazioni? 

La questione del lavoro dei giovani sarà uno dei temi principali del Congresso della Cisl che si terrà a fine giugno. Oggi il nostro Paese è in ritardo rispetto ai concorrenti europei non solo per la qualità e la quantità dei percorsi formativi di alternanza scuola-lavoro, ma soprattutto sulle politiche attive del lavoro, sui progetti di riqualificazione professionale per far incrociare la domanda e l’offerta di occupazione. Anche sui tirocini occorre tornare a investire, a partire da quelli extracurriculari (attivati alla fine di un ciclo di studi), ma correggendo l’attuale impostazione e qualificando lo strumento. Oggi il tirocinio è soggetto ad abusi, inflazionato come lavoro a bassissimo costo, una trappola per molti giovani costretti a permanervi a lungo, rimanendo privi di un normale contratto. Questi sono temi concreti insieme alla necessità di scrivere le nuove regole per la previdenza dei giovani, su cui abbiamo cominciato a discutere con il Governo nella trattativa che è partita al Ministero del Lavoro. L'obiettivo della Cisl è quello di offrire ai giovani in cerca di lavoro, a partire dai tanti laureati su cui le famiglie hanno investito, una prospettiva nuova, sapendo che la crescita economica rimane la strada obbligata per creare lavoro stabile in tutti i settori. Per questo bisognerebbe azzerare totalmente le tasse per chi assume giovani laureati e investe in innovazione e ricerca, incentivare fiscalmente un piano per nuove infrastrutture materiali e immateriali, reti telematiche, fonti energetiche alternative, tutela del patrimonio architettonico e culturale, messa in sicurezza delle case degli italiani. Per questo serve più formazione e più partecipazione, perché più i giovani saranno competenti e protagonisti, più avremo prodotti competitivi e di alta qualità. 

Concludo, lei ha posto in questi mesi anche il tema del rinnovamento del sindacato e della necessità di una maggiore trasparenza nell'utilizzo delle risorse e nei servizi offerti dal sindacato? 

Avevamo assunto 3 anni fa l'impegno di cambiare la Cisl, di costruire una "casa di vetro" alla quale tutte le cisline e i cislini potessero sentirsi fieri di appartenere. Una scelta consapevole che era stata programmata e riaffermata, con grande unità interna, anche nei documenti della nostra Assemblea organizzativa. Per essere credibili con le istituzioni e con le nostre controparti, il sindacato deve essere sempre più trasparente nell'utilizzo delle sue risorse, nella sobrietà dei comportamenti e del ruolo di rappresentanza e di tutela dei lavoratori, nell’efficienza dei servizi agli iscritti e ai cittadini. Se chiediamo più moralità alla società italiana e alla politica dopo anni di scandali, corruzioni, ruberie, anche il sindacato deve affrontare il tema del controllo puntuale delle risorse a tutti i livelli con grande severità e trasparenza. Questa è stata fin dall'inizio la nostra scelta. Senza equivoci o tentennamenti. Una sfida che stiamo portando avanti con coerenza, anche attraverso scelte dolorose, ma svolgendo fino in fondo il nostro compito a favore dei nostri delegati, dei nostri iscritti, della nostra gente.