Il contesto elettrico in cui opera Terna, la società che gestisce la rete elettrica italiana, in pochi anni è mutato radicalmente. Grazie alla crescita e alla diffusione delle fonti rinnovabili, che solo in Italia rappresentano stabilmente circa il 40% della produzione, è cambiato necessariamente anche il modo di concepire e sviluppare le grandi reti per il trasporto dell’energia: l’instabilità e l’imprevedibilità in particolare di eolico e fotovoltaico, hanno reso e renderanno sempre più in futuro necessaria la realizzazione di reti più efficienti e sicure.
Obiettivo delle interconnessioni elettriche transfrontaliere, strutture prioritarie nella politica energetica europea, è quello di fornire maggiore sicurezza per il sistema elettrico nazionale e internazionale, diversificare il mix di combustibili, ridurre la dipendenza da un ristretto numero di Paesi fornitori di energia e diminuire i costi per imprese e cittadini, nonché sfruttare pienamente, integrandole in rete, la produzione di energia da fonti rinnovabili, che potrà essere così trasportata dai parchi eolici e fotovoltaici verso i centri di consumo.
Terna, guidata da Matteo Del Fante e presieduta da Catia Bastioli, è impegnata da tempo per l’integrazione della produzione da fonti rinnovabili nella rete elettrica, un passaggio fondamentale per raggiungere i target che l’Accordo di Parigi dello scorso dicembre ha fissato su emissioni, rinnovabili ed efficienza energetica. Il tema dei cambiamenti climatici, impone, infatti, un mutamento e sarà uno stimolo a realizzare una crescita sostenibile anche nel lungo periodo.
Terna ha tutte le carte in regola per concretizzare l’ obiettivo di un’Italia hub elettrico a trazione rinnovabile in grado di connettere tra loro il Nord Africa e la sponda sud del bacino Mediterraneo con il centro e il nord Europa. Le interconnessioni elettriche, da questo punto di vista, rappresentano la soluzione e l’Italia, “cuore” del Mediterraneo, insieme a Terna può giocare un ruolo di assoluta centralità energetica, utilizzando i 25 collegamenti elettrici già attivi e quelli in realizzazione lungo le frontiere con i Paesi confinanti - sia per importare che, cosa ormai sempre più frequente e che potrebbe presto diventare strutturale, esportare energia, proprio quella prodotta in grande quantità da fonte rinnovabile.
Insieme con le altre interconnessioni elettriche che Terna sta realizzando, il nuovo elettrodotto “Sorgente-Rizziconi” inaugurato il 28 maggio scorso, è un tassello ulteriore nella strategia di fare dell’Italia un vero e proprio hub elettrico.
Una rete elettrica europea pienamente interconnessa e dotata di più interconnessioni transfrontaliere, con maggior potenziale di stoccaggio e reti intelligenti per gestire la domanda e garantire un approvvigionamento sicuro in un sistema con quote più elevate di energie rinnovabili variabili è il fine dell’ Energy Union, il progetto europeo che mira a garantire all'Europa e ai suoi cittadini energia sicura, sostenibile e a prezzi accessibili. Per raggiungerlo ci si è posti un traguardo ambizioso: il 10% di interconnessione entro il 2020, target misurato come il rapporto tra la capacità di scambio sulle interconnessioni e la capacità di produzione elettrica installata negli stati membri. Attualmente l’Italia ha un livello di interconnessione pari a circa l’8%. In attuazione degli obiettivi europei l’impegno di Terna è quello rivolto all’integrazione del mercato elettrico Europeo, con lo sviluppo delle interconnessioni e l’avvio del “market coupling” (la sincronizzazione delle linee elettriche), e il rafforzamento della rete in Italia e l’individuazione di investimenti selettivi.
Sul piatto ci sono già 6,6 miliardi di euro d’investimenti pianificati da Terna sulle reti, per lo sviluppo e l’ammodernamento delle dorsali elettriche nazionali e transfrontaliere, per supportare la diffusione e la piena integrazione su larga scala dell’energia da fonti rinnovabili. L’obiettivo è sul tavolo anche dell’ Entso-E - la rete europea dei gestori di rete di cui l’Amministratore Delegato Matteo Del Fante è vice presidente dal luglio del 2015 - che ha già programmato ulteriori 150 miliardi di euro di investimenti fino al 2030 per lo sviluppo delle reti interconnesse: 200 progetti in tutto il continente per poter spostare l’energia nella maniera meno onerosa nel punto di maggior bisogno in un dato momento e favorire l’integrazione delle rinnovabili in rete, che passerebbero così dall’attuale 45% della produzione al 60% del totale, con una riduzione delle emissioni fino all’80%.
Del resto, per accompagnare la maggior penetrazione delle rinnovabili, trend inevitabile se l’Europa vuole raggiungere l’indipendenza energetica e gli obiettivi di riduzione di CO2 prefissati per il 2030, le interconnessioni saranno, insieme agli accumuli, uno degli strumenti da utilizzare.
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