ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ: TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Walter Ricciardi
Walter Ricciardi

Di Walter Ricciardi*

 

Con la nomina, entro novembre, dei nuovi direttori di centri e dipartimenti, l’Istituto Superiore di Sanità riparte con un profilo rinnovato e nuove competenze. Più snello il numero dei dipartimenti, ridotti a sei e più ricco, invece, il numero di strutture più agili e flessibili come i centri nazionali e i centri di riferimento che diventano in tutto diciotto e ospitano temi innovativi come l’eccellenza delle cure, l’health technology assessment,  la salute globale o il centro dipendenze e  doping,  a confermare la natura eterogenea e la ricchezza degli expertise dei nostri ricercatori e dei nostri laboratori. 

Minimo comune denominatore di tutte le strutture è la vocazione alla ricerca traslazionale che è alla base del nostro lavoro per la salute pubblica per cui l’attività dei nostri laboratori è tesa innanzitutto verso nuovi mezzi diagnostici e terapeutici al servizio dei pazienti, oltre che alla costruzione di sistemi per rendere più efficace ed efficiente l’intera rete del Servizio Sanitario Nazionale.

In questa nuova cornice abbiamo cercato di fare un’operazione capace di coniugare la prestigiosa tradizione di questo Istituto che compirà a breve ottanta tre anni con l’innovazione di cui deve essere protagonista per continuare ad avere un ruolo determinante nel Servizio Sanitario Nazionale e nel sistema della ricerca internazionale. Un istituto che ha ospitato nei suoi laboratori premi Nobel come Ernst Chain, Daniel Bovet e Rita Levi Montalcini, lo stesso nel quale è stato realizzato il primo microscopio elettronico del Paese nel 1941 ed è stata costruita una fabbrica di penicillina per far fronte, negli anni sessanta, al bisogno di immunizzazione della popolazione e che ha contribuito a realizzare la storia della salute pubblica del nostro Paese. 

Un binomio di tradizione e innovazione, quindi, ha segnato la strada sulla quale abbiamo progettato la riorganizzazione. A strutture come i dipartimenti sono stati affidati i temi funzionali alle grandi sfide epidemiologiche del Paese, dove si concentra la maggior parte della ricerca su diagnosi e terapie innovative senza però rinunciare ad alcune attività di controllo e di tutela della salute combinando quindi in diverse funzioni l’alta competenza dei nostri ricercatori.  Tutte le funzioni sono state riorganizzate in maniera più omogenea, lasciando integra la formula, non frequente in Europa, secondo la quale ricerca e controllo vengono condotte nello stesso istituto e dove per entrambe le attività vengono utilizzate expertise e ricercatori che utilizzano il loro know how da diverse angolazioni aumentando moltissimo la qualità dei controlli per la salute.

È nei dipartimenti che si declinano per la maggior parte i temi tradizionali della medicina: neuroscienze, malattie cardiovascolari, disordini metabolici, malattie dell’invecchiamento, malattie infettive, oncologia, medicina molecolare, sicurezza alimentare e dell’ambiente, salute pubblica veterinaria.

La riforma, però, ha aperto nuovi, importanti capitoli, essenziali per supportare un servizio sanitario nazionale moderno con la creazione di strutture nelle quali sono stati dedicati spazi e risorse alla telemedicina e alle nuove tecnologie per la salute. Tra queste il centro nazionale per l'health technology assessment, quello per l’eccellenza clinica, la qualità e la sicurezza delle cure pensato per osservare e misurare i percorsi clinici e assistenziali con l'obiettivo di trovare modelli utili all'ottimizzazione delle risorse del servizio sanitario nazionale e migliorarne la qualità e gli standard. Sempre nel segno della modernità e dell’innovazione è stato pensato il nuovo centro nazionale per le nuove tecnologie assistenziali  che servirà a studiare strategie di supporto al servizio sanitario nazionale attraverso le nuove tecnologie informatiche, essenziali per accelerare e razionalizzare molti processi e per l'ottimizzazione dei costi in sanità.

Un istituto, questo nuovo, che abbiamo progettato immaginandolo con una grande vocazione internazionale. Un ufficio apposito, infatti, dedicato alla gestione delle relazioni e dei rapporti dell’Iss con l’Europa è stato istituito  a Bruxelles per rafforzare e creare sinergie tra le nostre strategie internazionali e quelle definite a livello europeo, favorendo anche la concertazione con tutti i soggetti, compresi quelli nazionali. Sempre in questo quadro in istituto è stato realizzato per la prima volta il grant office, una struttura per agevolare e assistere i ricercatori nella partecipazione nazionale e internazionale ai bandi di ricerca. Questo ufficio affiancherà, inoltre, i ricercatori in modo strutturato oltre che nel partecipare ai bandi per ottenere risorse, anche nel trasferimento tecnologico, assistendo i ricercatori nella fase brevettuale stimolando e supportando così un processo di trasferimento tecnologico che ha un valore economico per l’intero Paese e che può renderlo  competitivo su più fronti.

Nel nuovo servizio per lo sviluppo ed il supporto alla ricerca nazionale verranno collocate le infrastrutture di ricerca che l’istituto coordina per il Paese sulla ricerca traslazionale, su quella clinica e sulle biobanche. 

Il nuovo istituto sta dunque decollando. I primi numeri ci spingono a guardare al futuro con ottimismo e dei primi frutti di questa maggiore spinta, già in atto, verso l’internazionalizzazione ci parlano le cifre: nel biennio 2014-2015 l’Istituto superiore di sanità  si è aggiudicato ben quattordici progetti Horizon 2020. Sul cancro, sui vaccini e le malattie infettive, sulle malattie rare e i farmaci orfani.

All’istituto è stato affidato poi il coordinamento del primo programma europeo sulla ricerca sui servizi sanitari (To Reach) che vede coinvolti ventinove istituti ed agenzie di ventuno paesi, tra cui anche Usa, Canada e Israele.

Risultati questi che la natura della riforma esigerà che siano verificati anche da un punto di vista economico-amministrativo. Il rilancio del patrimonio scientifico è stato affiancato, infatti, da una riscrittura delle competenze amministrative che hanno disegnato un’amministrazione più forte e più centralizzata. E proprio per sottolineare il valore delle attività, ma anche della qualità dell’impiego delle risorse sono state istituite nuove procedure che impongono, per la prima volta, una valutazione degli esiti e una misurazione degli obiettivi raggiunti. Un meccanismo che è stato pensato come un compito sistematico perché ogni risorsa sia utilizzata in modo trasparente all’interno di un sistema capace di autocorreggersi e di ottimizzare gli esiti contemporaneamente all’impiego delle risorse. 

Si tratta perciò di una riorganizzazione profonda che ha rivisitato modalità e strutture di funzionamento, ma che è stata condivisa e partecipata da un numero enorme di ricercatori, tecnologi, tecnici ed amministrativi.  Un’operazione delicata e complessa che ha cercato di custodire un’eccellenza mai messa in discussione che necessitava, però, di un’operazione di riposizionamento, di rinnovamento e di una ristrutturazione dei suoi processi, per garantire al Paese un istituto forte e vitale, a tutela dell’evidenza scientifica e della salute dei cittadini.

*Presidente Istituto Superiore Sanità