Di Katrin Bove
Fincantieri approda in Cina. Allo scopo dichiarato di acquisire un ruolo di primo piano a presidio di un mercato strategico e ad alto potenziale. Una mossa che ha spiazzato i concorrenti europei, intenzionati ad acquisire posizioni di rilievo nella “nuova frontiera” della crocieristica. Un’inversione di tendenza quindi, a opera del gruppo italiano guidato da Giuseppe Bono, visto che l’Europa in passato è rimasta a guardare mentre la sua industria finiva in mano agli operatori stranieri, come nel caso della Francia con la Corea del Sud o, più di recente, della Germania con Hong Kong.
Il ministero dei Trasporti di Pechino sostiene che il mercato crocieristico cinese sta registrando una significativa espansione, avendo raggiunto il milione di passeggeri nel 2015. Stima le sue potenzialità di crescita fino a quattro milioni e mezzo di passeggeri nel 2020, un dato che porterebbe il mercato cinese al secondo posto nel mondo dopo quello degli Usa, e a una cifra oscillante tra gli otto e i dieci milioni nel 2030, diventando così primo in assoluto. Obiettivi pienamente alla portata di mano della Cina
Il traguardo potenziale del 2030, infatti, corrisponde a un tasso di penetrazione della crocieristica sulla popolazione ancora del tutto marginale (tra lo 0,5 e l’1 per cento), ampiamente inferiore a quello registrato nei mercati occidentali, dove si raggiunge un tasso del 3,5 per cento. In tale scenario, i principali operatori internazionali hanno definito strategie di crescita in quest’area attraverso il trasferimento in Cina di navi, la creazione di nuovi marchi dedicati all’Estremo Oriente, lo sviluppo di collaborazioni con operatori turistici locali. Dal canto suo, il governo di Pechino sta avviando una serie di iniziative mirate al sostegno e allo sviluppo del mercato turistico domestico e in particolare del segmento crocieristico. Ha inserito il progetto di crescita di questa industria all’interno del piano strategico quinquennale e ha individuato nel principale gruppo cantieristico statale cinese – China Shipbuilding State Corporation (Cssc) – il soggetto nazionale destinato a condurre questo programma, forte di un fatturato equivalente a oltre 30 miliardi di dollari.
In questo scenario si inserisce Fincantieri. Il gigante cantieristico italiano, uno dei principali player internazionali, con venti stabilimenti e 19mila dipendenti in giro per il nostro pianeta, ha firmato con Cssc, con il gruppo crocieristico Carnival, primo al mondo nel settore, e con il fondo sovrano Cic (China Investment Corporation) un accordo non vincolante per la costruzione delle prime navi da crociera destinate specificamente ed esclusivamente al mercato cinese. Per la precisione, la joint venture tra Fincantieri e Cssc fungerà da prime contractor per la costruzione (nel cantiere Shangai Waigaoqiao, controllato da Cssc) di due nuove navi da crociera. A ordinarle è la joint venture costituita da Carnival, Cssc e Cic. All’orizzonte la possibilità di realizzare altre due navi simili, già opzionate. A monte di tutta l’operazione la decisione di Pechino di investire ingenti risorse nell’adeguamento dei cantieri navali alle nuove e più sofisticate esigenze dell’ingegneristica all’avanguardia e nell’ammodernamento dei porti dove andranno costruiti terminal crociere al passo con i tempi.
Le navi previste da questi accordi saranno basate sulla piattaforma delle navi classe “Vista”, già costruite da Fincantieri proprio per Carnival, ma il loro design sarà personalizzato sulla scorta dei gusti e delle esigenze della clientela cinese. La prima consegna è prevista nel 2022. Fincantieri si occuperà dell’attività ingegneristica, del project management e della gestione della catena di sub-forniture.
“Questo nuovo accordo rileva una volta di più il primato delle competenze tecniche e tecnologiche di Fincantieri e ci pone al centro di un progetto senza eguali nel mondo. Promosso direttamente dal governo cinese attraverso un programma molto ambizioso”, ha commentato l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, a margine dell’accordo di costituzione della joint venture.
“Ci siamo attrezzati – ha sottolineato – per affrontare nuovi scenari internazionali e oggi veniamo prescelti come il partner cantieristico dello sviluppo delle crocieristica in un Paese che guarda con grande determinazione allo sviluppo di tale industria. Anche la presenza del nostro principale cliente, Carnival, che acquisterà la navi oggetto degli accordi, è di fondamentale importanza per il successo del progetto. Oltre a costituire una vittoria e uno sprone per il futuro a lavorare ancora più intensamente, questo risultato ribadisce la capacità del gruppo di cogliere le opportunità ad alto potenziale strategico e, di conseguenza, il ruolo di leader globale, in tutti i settori in cui opera”.
“E’ opportuno ricordare, infine, che i nostri cantieri italiani si sono assicurati il lavoro, in media, per i prossimi dieci anni – ha concluso Bono – e che dall’accordo potranno derivare ulteriori benefici sia per la componentistica sia per l’ingegneria, due settori di assoluto valore”.
A sua volta, il presidente di Cssc, Wu Qiang, ha affermato che “la firma di quest’accordo con Fincantieri, gruppo navalmeccanico leader internazionale del settore, è un’altra pietra miliare per la storia della crocieristica cinese, in vista del suo sviluppo, e per la cooperazione tra Italia e Cina. L’unione delle forze alimenterà ulteriormente la rapida crescita del mercato crocieristico cinese e dell’Australasia in genere. Siamo ansiosi di lavorare – ha concluso – insieme e Fincantieri, Carnival, Cic e gli altri partner strategici per riuscire a costruire e a consegnare la prima nave da crociera di grandi dimensioni della Cina”.
Ad allargare ulteriormente lo spettro delle sue attività in Cina, quest’anno Fincantieri ha firmato con Huarun Dadong Dockyard (Hrdd), uno dei maggiori cantieri cinesi specializzati in repair and refitting, con sede a Shanghai, un importante accordo di cooperazione esclusiva nell’ambito delle riparazioni e delle trasformazioni navali, che si prefigge di servire le navi da crociera che hanno come base operativa la Cina.
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